C’è un istante preciso in cui il destino cambia. Allo stadio Massimino, quell’istante ha il volto concentrato di Andrea Dini, le mani ferme e la freddezza di chi sa che tutto può finire lì. Parare un rigore nei minuti finali non è solo una prodezza tecnica: è un atto di leadership. È lì che il Catania ha evitato l’incubo dell’eliminazione, aprendo la porta alla fase nazionale dei playoff. Il gol successivo di Inglese ha completato l’opera, ma il momento che ha riscritto la storia della serata è stato l’urlo della curva dopo quella doppia parata.
Eppure, se il Catania ha dovuto aggrapparsi al suo portiere, è anche perché la partita racconta una verità evidente: servono più precisione e lucidità sotto porta. I rossazzurri hanno prodotto gioco, occasioni, intensità. Hanno creato tanto e finalizzato poco. In partite come questa, dominare senza concretizzare può diventare un rischio fatale. Ed è una lezione che dovrà essere metabolizzata in fretta.
La squadra di Toscano ha mostrato qualità che fanno ben sperare: organizzazione, spirito collettivo, una difesa solida anche nei momenti di pressione. Il Potenza, avversario ostico e ben messo in campo, ha saputo rendere la gara più aperta di quanto ci si aspettasse, pur soffrendo per lunghi tratti. Ma l’impressione generale è che il Catania, per volume di gioco e continuità, meritasse il passaggio del turno. Solo che il calcio, si sa, premia chi è spietato e non sempre si può contare su un Dini in più.
Nel corso del primo tempo, gli etnei hanno spinto con forza, costruendo situazioni interessanti grazie ai movimenti di Inglese e agli inserimenti dei centrocampisti. La manovra era fluida, il possesso ragionato, le soluzioni offensive variegate. Tuttavia, mancava sempre l’ultimo tocco, la scelta giusta nei venti metri finali. Il portiere ospite Alastra è stato tra i migliori in campo, ma è anche vero che più di una chance è sfumata per imprecisioni evitabili.
Il secondo tempo si è trasformato in un’altalena emotiva. Il Catania ha mantenuto il controllo fino all’episodio che ha rischiato di ribaltare tutto. Un’ingenuità difensiva ha concesso al Potenza il rigore della possibile beffa. In quei secondi, lo stadio è rimasto in apnea. Poi è arrivata la risposta tecnica ed emotiva di Dini, che ha salvato la stagione con una doppia parata da cineteca.
Il gol di Inglese, arrivato nel finale, è stato il giusto coronamento di una prestazione di grande generosità. Il centravanti ha lavorato in profondità, ha fatto salire la squadra, ha tenuto palla nei momenti cruciali. Il suo sigillo è anche il premio per un lavoro oscuro, spesso poco visibile, ma fondamentale.
Catania oltre Dini e Inglese serve lucidità per sognare in grande
Nel post-partita, il tecnico Toscano ha riconosciuto il valore della prova offerta dai suoi, sottolineando la compattezza mentale e la capacità di reagire nei momenti più delicati. L’enfasi sulle energie spese non è casuale: da questo punto in avanti, ogni errore può essere fatale. I playoff non concedono seconde possibilità. E la fase nazionale sarà ancora più selettiva.
Sul piano fisico, la squadra sembra reggere bene, con pochi acciacchi segnalati. Ma è sul piano mentale che si giocherà la partita più importante. Toscano lo sa, e lo ripete: serve coraggio, ma anche testa. L’impatto emotivo del Massimino, esploso nel momento clou, può diventare un’arma decisiva, ma solo se supportata da maggiore efficienza offensiva.
C’è poi un aspetto che non può passare inosservato: la profondità della rosa. Chi è entrato dalla panchina ha dato un contributo concreto, dimostrando che il gruppo è coeso e pronto. E in un cammino a tappe serrate, in cui i dettagli fanno la differenza, anche questo è un segnale positivo.
Ora il Catania attende il Pescara per il doppio confronto. Una sfida complicata, in cui la qualità dell’avversario si somma alla pressione ambientale e alla stanchezza accumulata. Ma il Catania, se ritrova concretezza in avanti e mantiene la solidità mostrata contro il Potenza, può giocarsela. L’obiettivo Serie B resta difficile, ma non irraggiungibile.
Il cammino si fa più stretto, ma anche più esaltante. La consapevolezza, costruita giorno dopo giorno, partita dopo partita, deve diventare arma e non solo ispirazione. La strada è ancora lunga, ma Catania ora sa di potersi fidare del proprio gruppo. E quando serve, di poter contare su un portiere che para anche i dubbi.